il MIO Curriculum
(ultimo aggiornamento: Febbraio 2009... Tanto per capirci)Eccomi qui.
Mi chiamo Marco Moni, alias mezzocielo.
Questo angolo di paradiso è tutto per me, per spiegarti chi sono e cosa ho combinato nella vita. Nasco il 26 marzo del 1976 a Roma e fin da piccolo disegno.
Da subito scopro i pennarelli, Giotto prevalentemente. Carioca no, troppo elettrici.
Cresco, mi avvicino al mondo adulto delle penne: Trattopen, Staedtler, Bic... A scuola è una continua richiesta di disegni sul diario, “lo sai fare un gatto? e un cavallo?”.
Le mie prestazioni, seppur ripetitive, mi permettono di avere amici più grossi di me che scolasticamente è una cosa importante.
Gli anni passano, i miei genitori nonostante io sia il bambino-più-bravo-del-mondo in qualsiasi materia, mi permettono d’iscrivermi al temuto Liceo Artistico.
Dove imparo EFFETTIVAMENTE a disegnare.
Ma nel momento del massimo fulgore, che mi avrebbe proiettato verso un futuro fatto di pittura fallimentare, scopro con sorpresa le gioie del sesso e dell’innamoramento. Da quel dannato attimo cala verticalmente la mia produttività e a tutt’oggi non si è ancora ripresa.
Termina la scuola e allo sbando m’invento mostre da marciapiede. Al Tiburtina Shopping Center principalmente, dove arzille signore con le loro buste della spesa potevano ammirare e (soprattutto) commentare le mie opere. Smetto con le mostre di strada, cerco un lavoro.
Trovo un impiego come cartografico per un’azienda a conduzione familiare:
la Hardware Solution, per gli amici HWS.
Le mie competenze nella computergraphics erano la penna ottica sul Commodore 64 e le partite a Loderunner, giocate all’epoca su un avanzatissimo portatile di mio padre con schermo a gas (non scherzo). In HWS vengo istruito all’utilizzo del programma Aldus Photostyler.
Prendo confidenza coi mezzi, comincio a muovere il mouse, mi documento a tal punto da far comprare all’azienda il programma che cambierà la mia vita: Photoshop.
Divento bravo, mi piace, lo uso dentro e fuori il lavoro, è lo strumento che mi fa sentire “a casa”. Mi occupo di molte cose in azienda, continuo nella cartografia, ma inizio ad avere “potere” decisionale su alcuni aspetti tecnici come le scelte cromatiche, creo grafica per applicazioni, illustrazioni per presentazioni, in due parole mi trovo in un bel posto di lavoro.
E intanto gli anni passano.
Nel frattempo approccio a Macromedia Flash, conoscendo il Forum dei professionisti per eccellenza: Warp9. Online conosco esperti capaci e malvagi che mi fanno ulteriormente migliorare. E contrario al malsano principio del ‘tutti fanno tutto’, abbandono Flash e mi specializzo unicamente in quello che so fare meglio.
La vita procede coi suoi alti e bassi, ho un contratto a tempo indeterminato, ho comprato la macchina nuova e le mie pulsioni artistiche le sfogo durante il tempo libero.
Certo, non ho ancora una casa tutta mia, ma in tutta onestà cosa volere di più?
Il destino sembra spianato, ma d’improvviso la Telecom non è più amica dell’HWS e l’azienda fallisce. Mi ritrovo sperduto e indifeso nel mondo e per un po’ perdo il controllo della bussola. Durante la convivenza forzata in una realtà oscura e tenebrosa, partecipo al PhantaPhilmGroup (per gli amici PPG), una delle più importanti organizzazioni di maratone horror a Roma, di cui mi fregio essere un co-fondatore. O almeno ero lì a sfornare locandine mentre lo fondavano. Ma questa esperienza, seppur bellissima e soddisfacente, non mi dava di che sfamarmi. Spintonando a destra e manca, trovo un lavoro come addetto al call center Vodafone, dove realizzo alcune delle più belle illustrazioni della mia carriera (al telefono è più facile disegnare).
Quando il contratto da interinale termina, gira che ti rigira finisco in un posto incredibile, con una mansione improbabile: videografico per un’azienda di cui non faccio il nome, per ragioni che leggerete, ma che per gli amici chiamerò gielleppì. Mi affaccio con timore reverenziale nel regno di AfterEffects, muovo cose, faccio apparire testi, creo sigle...
Grazie a un mentore serbo imparo moltissimo, tanto da bullarmi della mia videografica in maniera fastidiosissima e anche ad attaccar briga in lingua serbo-croata.
Nonostante la crescita lavorativa non sono proprio al 100% di felicità.
Sono un lavoratore al nero, che si paga da solo il parcheggio e il pranzo, che non può firmare nessun lavoro se non in maniera subdola e subliminale. Ma sopratutto che prende meno, meno, meno di quello che pensate. Forse ancora meno.
Ma se si è in subappalto Rai, è così che va la vita, mi dicono.
Promesse d’aumento di stipendio vengono puntualmente smentite, con scuse improbabili del tipo “ma io parlavo in lire”. Un meccanismo sleale che non durerà.
E come spesso capita, quando uno meno se lo aspetta, una mattina mi arriva una telefonata per un colloquio. Nòverca cerca un grafico. Me! Giungo al colloquio in elegante ritardo, mi vengono offerti un contratto e un bel lavoro. E i ticket per mangiare. Ma io sono un professionista serio: torno dal mio (ex) capo. Spiego l’offerta. Lui ci pensa un po’. Mi offre un po’ di meno. Al nero. Senza ticket. Non ci siamo.
Indovina ora dove lavoro.